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martedì 24 giugno 2025

Garlasco: a spasso con Freud - prima parte -.

 


 

Poche anime, a Garlasco, un paese dove tutti si conoscono anche quando glissano per non  negarlo e, se d’inverno non c’è molta gente perché molti lavorano fuori, ancora meno ce n’è d’estate, quando la ricerca di refrigerio spinge chi non è obbligato a sopportare l’afa e il caldo torrido verso mete più ambite. Ma Garlasco è ormai nella testa, nei pensieri, nei cuori e nelle speranze di chi, per un motivo o per l’altro, sta aspettando che Chiara possa trovare pace e,    qualora venga scritta un’altra verità, integrativa o sostitutiva della prima, o confermata quella processualmente dichiarata ma forse non accertata del tutto, ciascuno possa avere il suo (direbbe Sciascia con cui, civettuosamente, concorderemmo!).

Tra una narrazione giuridica, una giudiziaria, una mediatica e un’altra fattuale la gente, il “popolo bue” - come è stato definito da uno degli attuali protagonisti della vicenda tornata (e tornato) alla ribalta delle cronache - vuole sapere e vuole capire com’è possibile che ancora, dopo diciotto anni, una delle anime più belle di Garlasco, tra tante di quelle dannate - passate, presenti o future - non trovi pace. Ma, forse, una delle risposte che potranno aiutare a dirimere uno degli aspetti più crudeli e inquietanti della vicenda potrà essere data proprio dal corpo di Chiara, massacrata senza pietà il 13 agosto del 2007 alle ore XX.XX.

Certo non potrà essere l’immagine di lei quella che qualcuno ha voluto vedere in uno dei post pubblicati sul profilo di Sempio il giorno in cui Stasi fu condannato nell’appello bis il 17 dicembre 2014; né quella per coincidenza pubblicata sempre da Andrea nel giorno (o forse quello dopo) in cui la condanna di Alberto divenne definitiva per effetto della sentenza della Cassazione del 12 dicembre 2015,  a fornirci responsi così importanti.

Eh già, perché nel primo caso un biondino con gli occhiali studiava, una ragazza mezza nuda disegnava e rammentava che “l’essenziale è invisibile agli occhi” mentre “qualcuno” osservava la scena guardandoli, e una volpe, proprio, una volpe chiedeva di “non dimenticare il suo segreto”. Nel secondo post, un affresco rupestre abbastanza inquietante, tratto da pitture realizzate con pigmenti naturali nelle  Grotte di Altamira a Santillana del Mar in Cantabria.

Chissà cosa starà pensando il fantasma di Freud che qualcuno pare abbia percepito girare per Garlasco e  che interpretava le presenze animalesche come simboli sessuali, come animali edipici, come sostituti inconsci del padre tanto per i bambini quanto per i primitivi?

Chissà se anche a Freud davano fastidio le mosche, i moschini e se passeggiando per Garlasco si sarà seduto su una panchina a leggere “Nulla succede per caso” di Robert H. Hopke. C’è chi giura di averlo visto.

Tranquilli, non appena lo sogneremo, statene certi, ve lo racconteremo.

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