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domenica 2 febbraio 2025

Fabrizio Corona, Fedez e Chiara Ferragni: tra gossip, privacy e violazioni contrattuali. E, a seguire, risposte a domande importanti: “Perché facciamo delle confidenze e riveliamo dei segreti e poi chiediamo di non dirlo a nessuno?”

di Riccardo Lanzo - Avvocato - e Mario Paganini - Criminologo 

 

 

Il caso che sta infiammando il mondo del gossip e del diritto vede protagonisti Fabrizio Corona, Fedez e Chiara Ferragni. Da una parte, il re dei paparazzi, che ha rivelato dettagli scottanti sulla crisi tra il rapper e l’imprenditrice digitale. Dall’altra, la coppia più chiacchierata d’Italia, che ora potrebbe passare al contrattacco, invocando violazione della privacy, diffamazione e persino una penale da 100.000 euro per ogni notizia diffusa.
Ma dove si trova il confine tra libertà di informazione e tutela della vita privata? E, soprattutto, quali rischi corre Corona?


Le rivelazioni di Corona: gossip o violazione della privacy?


Fabrizio Corona ha dichiarato pubblicamente di aver ricevuto confidenze da Fedez, rivelandole poi senza esitazione. Il rapper, da parte sua, ha ammesso di aver parlato con Corona, ma mai con l’intento di veder trasformate le sue parole in titoli scandalistici.

Il problema legale che si pone è chiaro: un VIP ha diritto alla privacy o, essendo un personaggio pubblico, deve accettare che la sua vita sia sempre sotto i riflettori?

Il diritto alla privacy per i VIP: c’è un limite?


Anche se Fedez e Ferragni sono personaggi pubblici, la loro privacy non è annullata. La legge italiana e il GDPR tutelano la vita privata e familiare, a meno che le informazioni diffuse abbiano un reale interesse pubblico (ad esempio, se riguardassero attività illecite o influenzassero direttamente la collettività).


Nel caso di rivelazioni su una crisi matrimoniale, il confine è sottile:

• Se le notizie riguardano aspetti personali senza impatto pubblico, Fedez e Ferragni possono chiedere la tutela della privacy.

• Se le informazioni hanno un’influenza sulla loro immagine pubblica e sulle loro attività economiche (come le sponsorizzazioni), la protezione è più debole, ma non inesistente.

Risultato? Il gossip di Corona potrebbe aver violato il diritto alla riservatezza, aprendo la strada a un’azione legale.


I messaggi vocali: Corona rischia il penale?


Oltre alle dichiarazioni di Fedez, Corona avrebbe diffuso telefonate e messaggi vocali tra il rapper e Angelica Montini, elemento che complica ancora di più la sua posizione.


Questa divulgazione potrebbe integrare il reato di diffusione illecita di comunicazioni private (art. 617-septies c.p.), che prevede pene fino a 4 anni di reclusione. Se, invece, uno dei partecipanti alla conversazione ha volontariamente fornito le registrazioni, il problema diventa contrattuale e civile, ma resta il rischio di diffamazione se il contenuto delle registrazioni è lesivo dell’immagine di Fedez.



Conclusione? Corona non solo rischia una querela per violazione della privacy, ma anche un procedimento penale se le registrazioni sono state ottenute senza consenso.


La mossa segreta di Ferragni: un contratto da 100.000 euro a violazione


Qui arriva la parte più interessante della vicenda. Chiara Ferragni avrebbe fatto firmare a Corona un accordo di riservatezza (NDA - Non Disclosure Agreement), obbligandolo a non divulgare informazioni su di lei, pena una penale di 100.000 euro per ogni violazione.


Cosa significa questo in termini legali?


• Se il contratto è valido, Corona è vincolato giuridicamente e deve rispettarlo.
• Se ha violato l’NDA, Ferragni può pretendere il pagamento immediato della penale, senza dover dimostrare il danno subito.

• La cifra di 100.000 euro potrebbe moltiplicarsi per ogni notizia divulgata, portando Corona a un danno economico enorme.


L’unica difesa di Corona sarebbe cercare di dimostrare che la clausola è sproporzionata o che le informazioni erano già di dominio pubblico. Ma, al momento, la posizione del re dei paparazzi sembra piuttosto fragile.


Cosa succederà ora?


Con le basi legali che abbiamo esaminato, Corona rischia grosso.


1. Se ha violato la privacy di Fedez e Ferragni, potrebbe subire una querela con richiesta di danni.
2. Se ha diffuso messaggi vocali senza consenso, potrebbe incorrere in una condanna penale.
3. Se ha infranto il contratto con Ferragni, potrebbe essere costretto a pagare una somma ingente.

Ferragni e Fedez passeranno all’azione?

 

Se lo faranno, Corona potrebbe trovarsi davanti a cause civili, richieste di risarcimento e procedimenti penali, oltre a un conto salatissimo da pagare.

Per ora, il caso resta aperto.  Una cosa è però certa: questa battaglia non si giocherà solo sui giornali, ma anche nelle aule dei Tribunali.

 

Adesso, però, è anche arrivato il momento di chiederci «Perché facciamo delle confidenze e riveliamo dei segreti e poi chiediamo di “non dirlo a nessuno”?»

Forse perché - come diceva un vecchio proverbio “uno è poco e due son troppi”?

 

Non riuscire a tenere per sé un segreto, per quanto apparentemente deprecabile, è una condotta sociale piuttosto diffusa. Alcuni ricercatori statunitensi (Arizona State University e Columbia University - sappiamo tutti che gli americani sono geneticamente e atavicamente pionieri) hanno evidenziato come un segreto su quattro (25% quindi) viene svelato a causa di molteplici dinamiche socio-psicologiche. Per quanto possa sembrare strano, nella maggior parte dei casi, la risposta è che abbiamo qualcosa da nascondere  e ciò che confidiamo è qualcosa di cui non andiamo fieri. Così facendo, infatti, è come se distribuissimo sull’altra persona una parte del senso di colpa che ci affligge.

 

A questo punto, non dimenticando che l’America è stata scoperta da un italiano, il genovesissimo Cristoforo Colombo che, quindi, può ben definirsi il più pioniere di tutti, vediamo una schematica classificazione delle ragioni che spingono a confidare qualcosa di riservato:

 

- motivi liberatori: tentativo di liberarsi da responsabilità che affliggono;

 

- motivi speculativi: si rivela qualcosa perché si vuole che la notizia “segreta” sia diffusa, tant’è che si sceglie per questo “incarico” qualcuno che è noto essere molto loquace per far sì che la confidenza sia “distribuita” sul maggior numero di destinatari;

 

- motivi opportunistici: confidare un segreto può contribuire a creare un legame con le persone con cui è condiviso così da guadagnarne la fiducia;

 

- rabbia: intesa come sfogo post trasformazione di dolore e sofferenza;

 

- perdita di controllo e loquacità derivante abuso di sostanze (alcol, droga);

 

- inconsapevolezza: ci si rapporta senza evidenziare il carattere di riservatezza della notizia all’interlocutore che, anche involontariamente, comunica - a sua volta - a  terzi particolari fondamentali;

 

- rivalsa: svelare, ad esempio, debolezze altrui che nessuno conosce può inconsciamente giustificare le proprie, specialmente quando quelle degli altri sono maggiormente gravi (il desiderio di rivalsa può come comprensibile essere inserito anche nella successiva classificazione essendo bi-direzionale)

 

- felicità: la notizia, pur riservata, è così bella che si desidera condividerla;

 

- tristezza: quando lo scoramento è tale che rendere note le motivazioni ad un terzo sembra poter diminuire l’afflizione che si prova e si sta vivendo.

 

 

Adesso, mettendoci dalla parte di chi rivela un segreto o confidenze di cui è venuto a conoscenza, elenchiamo alcune delle più comuni ragioni che possono determinare tale condotta (non sempre traditrice, come vedremo):

 

- per vendetta o ripicca;

- per motivi economici (lucro, corruzione, spionaggio industriale);

- per rendersi importante agli occhi di terze persone (vanità);

- per sentirsi importante;

- per non sentirsi in colpa;

- per guadagnare credibilità (aumento della reputazione);

- per rabbia (quando è reazione scollegata dalla vendetta);

- per l’incapacità di sopportare lo stress dell’essere depositario di tali informazioni (deresponsabilizzazione);

- per motivi di Giustizia (si pensi alla figura del testimone in un processo);

- per evitare che una mancata condivisione della notizia possa causare un danno derivante dall’utilità per i terzi qualora fosse eliminata l’unica fonte (per esempio l’inquirente depositario di notizie fornite da fonti confidenziali  su gravi vicende illegali);

- per asserite o ritenute questioni d’onore;

- per pura cattiveria;

- per ignoranza;

- per petulanza;

- per indifferenza (leggesi anche menefreghismo del carattere riservato o personale della notizia acquisita);

- per perdita di controllo ed eccessiva loquacità derivante abuso di sostanze (alcol, droga);

- per altre necessità che si possano paventare (per esempio difendersi in un processo o comunque da accuse di terzi che possono essere respinte svelando il segreto);

- per narcisismo (vanità).

 

In maniera molto più discorsiva possiamo affermare che non è un caso che tra i tanti proverbi che, come noto, sono frutto dell’esperienza (e, quindi, soprattutto degli errori) e della saggezza di chi ci ha preceduto e li ha coniati, in questa materia il detto “Uno è poco e due son troppi” è una affermazione di valore quasi assoluto.

 

Certo è che  sia in ambito più prettamente personale sia in quello professionale tale assunto, oltre che essere una pragmatica constatazione, ci fornisce anche una “cordiale” modalità attraverso cui si può gentilmente declinare l’invito di un interlocutore troppo curioso (ad esempio un collaboratore) che cerca di conoscere (non di carpire, altrimenti la replica potrebbe essere più “toscana”) dati e notizie in nostro possesso che vogliamo tenere riservati, avendo la presumibile certezza che potrebbe utilizzarli in maniera sbagliata o, addirittura, divulgarli creandoci un danno: da quello prettamente economico-commerciale a quello reputazionale, da quello d’immagine a quello industriale, da quello morale a quello interrelazionale.

Va anche evidenziato che i segreti possono sì rendere più intrigante la quotidianità, ma hanno anche una notevole carica ansiogena: non è un caso che lo studio pubblicato sul  “Journal of Personality and Social Psicology” elaborato dalla Columbia University di New York abbia riscontrato come, tra i segreti “confessati” dagli intervistati, il podio sia stato conquistato da:

 

1. Desiderio di tradire il partner

2. Comportamenti sessuali

3. Aver mentito a qualcuno

 

Sorridendo, ma dicendo la verità, accertato che gli italiani (in certi campi) sono più bravi a fare che a desiderare, è il caso di aggiungere che, se vogliamo continuare ad essere re e regine, padroni dei nostri pensieri, delle nostre virtù e anche dei nostri vizi, la “corona” è meglio tenercela sempre in testa. Non si sa mai!

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