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sabato 29 marzo 2025

Chiara Poggi troverà la pace? Lunedì 31 marzo avrebbe compiuto 44 anni. ll suo assassino è davvero Alberto Stasi? C'è del torbido che deve essere chiarito! E Sempio, può essere solo un "Cavallo di Troia"?

 

 

Alberto Stasi è stato condannato per l’omicidio di Chiara Poggi sulla base degli stessi elementi per i quali era stato assolto due volte (cioè nonostante la c.d. doppia conforme, ossia una sentenza di secondo grado che conferma la decisione di primo grado in fatto e in diritto).

 

Eppure qualcosa non torna! Nonostante tutto non torna, anche se siamo nel 2025 e, pur se ancora non è stata fatta richiesta di revisione, le indagini sono state riaperte dalla Procura di Pavia che sta riconsiderando e rivalutando fatti, atti e soprattutto il contesto relativi all’omicidio della giovane.

Chiara venne uccisa il 13 agosto del 2007. Purtroppo questa è l’unica certezza. Nonostante il giudicato. Alla fine troverete una breve cronologia riassuntiva delle varie sentenze. Di seguito, invece, alcune brevi considerazioni.

 

Molti hanno scandagliato - o si sono sentiti in grado di farlo e quindi di poter giudicare - la vita di Alberto Stasi, il suo fidanzato. All’epoca un ragazzo. Bocconiano, probabilmente antipatico perché apparentemente anaffettivo; egoista si è detto, e molto concentrato su se stesso;  con gusti sessuali particolari, sicuramente non condivisibili, anche esecrabili. Si è sottolineata la sua mancanza di sensibilità, anzi la sua freddezza, la sua cinica razionalità, la particolare imperturbabilità di fronte ad un evento di tal fatta. Davanti ad una tragedia. La sua carenza di emotività e il fatto di aver sempre anteposto il suo “io” al dramma. A Chiara.

 

Eppure quell’importante principio per cui “La previsione normativa della regola di giudizio dell’  al di là di ogni ragionevole dubbio, che trova fondamento nel principio costituzionale della presunzione di innocenza, non ha introdotto un diverso e più restrittivo criterio di valutazione della prova ma ha codificato il principio giurisprudenziale secondo cui la pronuncia di condanna deve fondarsi sulla certezza processuale della responsabilità dell’imputatoci fa pensare. E dubitare. Ancora. Per lui è valso davvero?

 

Perché?

 

Com’è possibile che una persona fredda e razionale come Alberto Stasi compia un omicidio d’impeto?

 

Perché non si è pensato che anche una persona come Stasi potesse essere scioccato per quello che aveva visto e non potesse essere impaurito così da mentire su alcuni particolari o, sempre per timore, consegnare magari un altro paio di scarpe?

 

Cosa voleva dire il Maresciallo Marchetto - all’epoca Comandante della Stazione dei Carabinieri di Garlasco - quando ha dichiarato che sono state (abbreviamo) tralasciate alcune cose e bisognava indagare a 360°?

 

Perché una persona fredda e razionale come Stasi dovrebbe ancora - e quasi a fine pena - cercare un’altra verità? E, pur indirettamente, accusare qualcuno?

 

Perché Muschitta - il teste che allora descrisse quanto aveva visto, senza sapere a che ora era stata fissata la morte di Chiara ritrattò, ma il “Verbale di assunzione di informazioni” redatto nei suoi confronti venne interrotto e poi ripreso senza che fosse stato evidenziato il motivo dell’interruzione stessa?

 

Perché, a seguito di quanto aveva - comunque - dichiarato, non sono state fatte debite perquisizioni?

 

Perché il corpo di Chiara, con una evidente manata insanguinata sul pigiama - ossia l’identikit dell’assassino (o degli assassini) - venne “girato” e sparì la prova regina?

 

Perché Stasi, nonostante abbia quasi finito di scontare la sua pena, dovrebbe ancora continuare a cercare una verità che non è la sua?

 

Quante volte vi è capitato di ragionare in un modo ma di agire e comportarvi in un altro?

 

Quante volte, per cose molto meno importanti di un omicidio, avete mentito o taciuto qualcosa di quanto a vostra conoscenza per evitare di venire coinvolti?

 

Possibile che il nuovo super-testimone trovato dalle Iene dopo 18 anni senta il bisogno di dire la (sua) verità? Perchè? Perchè lo hanno dovuto trovare le Iene?

Di chi aveva paura? Qual era l'Autorità che in un paesino di neanche 10.000 anime poteva imporre la legge del silenzio?


Queste e altre mille domande, anche senza entrare nei dettagli tecnici che fanno acqua da tutte le parti, sono i quesiti a cui è doveroso trovare una risposta anche per la dr.ssa Chiara Poggi, uccisa violentemente e senza pietà in una terribile giornata dell'agosto 2007; interrogativi a cui la solerzia e la serietà di alcuni magistrati, consapevolmente responsabili delle tante cicatrici che hanno riaperto con questa nuova indagine, vogliono dare risposta. Scoprire. Finalmente svelare.

 

Possibile che Sempio sia usato come un semplice "Cavallo di Troia"?

 

Due cose sono certe:

 

- il sottobosco di contatti, di cose non dette, di legami, di rivalità, di odio e di invidia, di accertamenti mancati, oltre a tanti altri importanti fattori che hanno fatto da contesto e da ostacolo alla scoperta della verità, sembrano essere stati ripescati, riafferrati, reinterpretati da Magistrati e Forze dell’Ordine degni della massima stima per quanto stanno facendo.

 

- alla fine di questa ulteriore e - forse è il caso di dirlo - “rinnovata” inchiesta, Chiara Poggi avrà pace perché tutto quanto c’è stato di torbido e occultato, se c’è stato, verrà a luce. Foss’anche l’innocenza di Alberto Stasi. 

 

Ci saranno novità. Ma il solo fatto che molti si facciano tutte queste domande, di per sè, ha già un significato.


  

 

Cronologia sentenze

 

Scriverà il Giudice (Gup) Stefano Vitelli il 17 dicembre 2009:

 

Dalla disamina complessiva della tematica in questione relativa ad un possibile movente/occasione dell’omicidio da parte dell’attuale imputato, non emerge, quindi, una congrua prova in merito. Una volta giunti, dunque, al termine della valutazione degli elementi processuali complessivamente emersi e ritornando retrospettivamente sui medesimi, ci troviamo dinnanzi al seguente quadro istruttorio: a fronte di iniziali sospetti investigativi, sono emersi come ragionevolmente certi due indizi: l’impronta digitale di Stasi sul dispenser del sapone liquido presente nel locale bagno al pian terreno dell’abitazione della vittima e la presenza di DNA di Chiara Poggi sul almeno uno dei due pedali della bicicletta in uso ad Alberto Stasi. Gli stessi, per le ragioni sopra evidenziate, sono sicuramente carenti del necessario requisito di gravità. A fronte di questi elementi indiziari privi di autonoma sufficiente forza dimostrativa, abbiamo la ragionevolmente certa prova dell’alibi fornito da Stasi…Emerge, dunque, un complessivo quadro istruttorio da considerarsi contraddittorio ed altamente insufficiente a dimostrare la colpevolezza dell’imputato secondo la fondamentale regola probatoria e di giudizio dell’ “oltre ogni ragionevole dubbio”,  

 

e assolverà Alberto Stasi per non aver commesso il fatto.

 

La stessa cosa farà la Corte di Assise di Appello di Milano che il 6 dicembre 2011 stabilirà che:

 

“La prospettazione accusatoria non è dunque affatto “logica, coerente e sopratutto l’unica possibile nell’ambito del complessivo quadro processuale emerso” (cfr. impugnazione pag. 175).
Pertanto, al termine dello scrutinio dei motivi di impugnazione sviluppati dalle parti, la Corte, sulla base delle considerazioni sin qui illustrate, è pervenuta al convincimento che la decisione adottata in primo grado merita di essere confermata

 

e confermerà così la sentenza pronunciata dal Gup presso il Tribunale di Vigevano ribadendo l’assoluzione di Stasi.  

 

La decisione sarà impugnata e la Corte di Cassazione, con sentenza emessa il 18.4.2013, la annullerà rinviando per nuovo giudizio ad altra sezione della Corte di Assise di Appello di Milano che, in data 17 dicembre 2014, condannerà Alberto Stasi alla pena di anni 16 di reclusione per aver «brutalmente ucciso la fidanzata, che evidentemente era diventata, per un motivo rimasto sconosciuto, una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo “per bene” e studente “modello” da tutti concordemente apprezzato».

 

A nulla servirà il ricorso proposto da Stasi avverso la sentenza del 17/12/2014 perché la Corte di Cassazione - Quinta Sezione Penale - in data  12 dicembre 2015   con sentenza nr. 25799/16 lo rigetterà confermando la condanna già inflitta a 16 anni di reclusione.

 

 


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