Come afferma, correttamente, Aldo Tarricone - fondatore e già titolare dell’omonimo studio investigativo con sedi a Milano e Bari -“per ogni delitto ci sono due verità: quella processuale e quella oggettiva”.
E il concetto lo ribadisce e lo spiega in un piccolo libro, editato in proprio, per intenditori o, comunque, conoscitori non superficiali della vicenda relativa all’uccisione e all’occultamento del cadavere della giovane Sarah Scazzi (Avetrana, 26 agosto 2010). Indagine dove è stato anche consulente di parte su mandato di Claudio, fratello della ragazza.
In poche pagine esamina le parole di Michele Misseri - prima reo confesso dell’omicidio per il quale, in un secondo momento, sono state condannate unicamente sua moglie Cosima Serrano e la figlia Sabrina - . Parole e significati contestualizzati e cotestualizzati per cercare di comprendere meglio l’accaduto il cui narrato assume, così, anche un’altra fisionomia.
Libro
che esce poco tempo prima della riapertura delle indagini relative alla morte
di Chiara Poggi, in quel di Garlasco (PV) che, diciotto anni dopo (il fatto
avvenne il 13 agosto del 2007) si
trascina ancora vecchi e nuovi dubbi, pur dopo una condanna già definitiva per
Alberto Stasi che ha già quasi del tutto scontata la pena inflittagli nel
secondo giudizio di Appello e confermata dalla Corte di Cassazione a sedici
anni di reclusione.
Perché, sempre come scrive Tarricone “quando avrete la convinzione di aver capito tutto, diffidate, perché è certo: non avete capito niente”.
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