Il cilindro questa volta non è la commedia scritta da Eduardo de Filippo e il copricapo non rappresenta il simbolo del potere. Sì, siamo sempre in campo teatrale ma il prestigiatore che, magicamente, estrae un vero gioiello tanto da stupire gli spettatori (meglio sarebbe scrivere lettori) è Corinne Baroni, la poliedrica direttrice del Teatro Coccia di Novara. L’opera è un libro “Mia madre donna sciamana - Senza nessun perché” e, come un flusso continuo, ha una sua ciclicità armonica e trasmette una rara energia. Accattivante sin dal titolo, si legge all’inizio quasi come una favola la cui narrazione, però, non rinuncia ad una tagliente e realistica disamina dei propri affetti, della storia familiare, di un sofferto mai negato ma complementare all’amore che si percepisce in ogni pagina. Un amore a tratti amaro ma sempre profondo, vagliato e sezionato con crudele realismo e altrettanta intelligente sensibilità. Poi il racconto salta da sé agli altri e dal contesto emerge la figura di Carla, la “guaritrice di anime”, non solo madre di Corinne ma genitrice di un seme e di una speme, di corpi e di psiche. E nella comunicazione curativa, dal linguaggio verbale al linguaggio come suono, lo spartito si fa canto, la voce si fa musica, e l’armonia cercata e poi ritrovata dello spirito penetra e anticipa il successivo tocco delle mani che diventa per i suoi “malati” il tocco della speranza e li riporta a vivere e non solo a sopravvivere.
La “sciamana” non è solo la protagonista del libro, ne è l’autrice principale che attraverso le parole della figlia arriva al cuore e alla mente. La “sciamana” è insieme persona, romanzo, saggio, prosa e poesia che penetra l’anima attraverso un fluire di emozioni, fitte, spasmi, sofferenze e ridondanze estetiche descrittive di affetti, luoghi e natura mai fini a se stessi; e non è certo indolore il cammino che inciampa sul vissuto ma, sforzandosi, lo supera per comprendere il presente e arrivare preparati, liberi, al futuro. Lo sforzo da compiere non è poco. Bisogna essere coraggiosi, si devono allontanare i pregiudizi, eliminare le riserve mentali e morali: questo ci insegna Carla, incidendo, prima di tutto, la sua, di anima. E poi c’è il lettore che quando arriva alla fine del libro si sente cambiato perché forte di una maggiore consapevolezza e si rende conto che quelle parole «sono state magiche, come le note musicali; sono simboli, chiavi per comprendere l’Universo». E allora capisci perché quando giri l’ultima pagina di Carla-Corinne, quella successiva la devi scrivere tu!
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