Il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) nasce con l’ obiettivo di applicare alla psichiatria una metodologia di classificazione per quanto possibile condivisa con il fine di uniformare le conoscenze statistiche e cliniche. Peraltro, pur sapendo che non è possibile catalogare menti e comportamenti umani come fossero palline da infilare in caselle predefinite, è però evidente come medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo debbano avere delle convenzioni, il più possibile aderenti alla realtà e alla fenomenologia riscontrata, così da riuscire a comunicare tra loro con un linguaggio chiaro e condiviso, accettando il fatto che ogni scelta è, chiaramente, una convenzione.
In occasione dell’approssimarsi della “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, non vogliamo fare discorsi teorici ma, molto più pragmaticamente, evidenziare un piccolo elenco di condotte molto utile da tenere a mente così da riconoscere il "nemico" in tempo e prima che sia troppo tardi. Non perché il genere femminile ne sia immune ma perché la percentuale delle persone che sono affette da disturbo narcisistico di personalità è molto più forte nei maschietti (almeno quanto a conseguenze affettive). Andiamo allora a vedere cosa “dice” il DSM in materia ricordandoci che quando si riscontrano almeno 5 dei 9 criteri enunciati bisogna fare tanta, tanta attenzione!
1. Senso grandioso di sé o molto esagerato circa la propria importanza
2. Fantasie di successo illimitato, di potere e di fare effetto sugli altri
3. Convinzione di essere speciali e unici e quindi di poter essere compresi e capiti solo da altrettante persone speciali o l’eccessiva preoccupazione di frequentare o essere associato a persone di status molto elevato
4. Desiderio e bisogno di essere incondizionatamente ammirati
5. Sentimento molto forte dei propri diritti e facoltà quasi come fosse un dovuto privilegio
6. Sfruttamento degli altri per raggiungere i propri obiettivi, senza alcun rimorso
7. Mancanza di empatia verso il prossimo a cui non dà importanza come non dà importanza ai sentimenti altrui
8. Invidia verso gli altri e convinzione che gli altri li invidino
9. Modalità affettiva di tipo predatorio e comportamenti arroganti e presuntuosi.
Sintomi che devono avere inizio nella prima età adulta.
P.s.: Se per caso avete riscontrato che diversi di questi sintomi sembrano affliggere anche alcuni “politici” noti in zona, non vi preoccupate, l'abbiamo pensato anche noi!
Giro un commento ricevuto su FB.🎩🎩🎩!
RispondiEliminaMefisto dovrebbe allungare un pochino l’articolo 😅. Al di là dei segnali da cogliere, che fa sempre bene ricordare (ma ciò vale per tutti), ciò che deve esserci per far sì che questo fenomeno si riduca, è un cambiamento culturale ulteriore. Se pensiamo che la libertà attuale delle donne è stata praticamente conquistata SOLO negli ultimi 50 anni, ed è stata quasi sempre solo una lotta femminile, adesso c’è bisogno che gli uomini che ancora non l’hanno fatto (e anche, purtroppo, donne) capiscano cosa significa assumersi la “responsabilità sociale” per contrastare queste violenze e che lottino con noi. Perché chi non riconosce il problema vuol dire che è parte stessa del problema. Non può essere una responsabilità delle sole donne quella del “dover cogliere i segnali” perché spesso chi non li coglie è cresciuta in un background in cui ciò che oggi finalmente viene chiamato violenza, molestia, stupro, prima (ma purtroppo ancora oggi) era la norma ed era normale sentirsi dire, ad esempio, “ah, ma se ti insulta e ti offende allora gli piaci, è solo il suo modo per dimostrarlo!”. C’era invece bisogno di qualcuno che dicesse: “Se ti insulta è un coglione, lascialo perdere!” (Chiedo scusa per l’alto francese). Bisogna parlare fino alla nausea del Consenso, dei diritti che forse sono solo sulla carta, delle pene che non vengono applicate a chi perseguita, minaccia, e alla fine uccide perché per il giudice di turno il carcere era una misura troppo afflittiva! Bisogna imparare a crescere i figli senza inculcar loro sin dalla nascita che ci sono ruoli legati al genere. C’è bisogno urgentemente di educazione affettiva, sessuale e quant’altro serva per far capire che ogni esistenza ha il proprio confine che non deve essere travalicato in nome di quello che sbandierano come “amore”, che ha svariati retroscena come “è solo un po’ geloso”, “eh, ma se tu ti vesti così gli manchi di rispetto”, “eh, ma se vuoi l’indipendenza allora non sei una donna che ama il suo uomo”, “se tu vuoi libertà chissà cosa ci devi fare, non mi ami abbastanza!”, “se vuoi lavorare i figli chi li cresce?”, e via dicendo. L’amore è amore, e fa rabbrividire anche l’espressione “amore malato”. Tutto ciò che cerchiamo di sradicare oggi non può ridursi all”amore malato”, perché non è “malattia”, ma ciò che deriva da secoli di “cultura” in cui l’uomo ha sempre voluto plasmare l’immagine della donna per il suo compiacimento. Ovvio che ora l’emancipazione incontra il triste ostacolo di chi non la capisce, non la vuole e non l’accetta. C’è bisogno di uomini che siano al nostro fianco in questa lotta, non davanti, non dietro. Che non ci dicano di stare attente agli uomini se poi loro, quando vedono una stortura, una violenza di qualsiasi tipo, invece che aiutare o comprendere, si conformano agli uomini a cui dobbiamo stare attente e ci attaccano anche perché non lo siamo state abbastanza, anziché prendersela con i loro simili quando “sbagliano”. E penso che, chi ha la possibilità e responsabilità di rivolgersi ad una grande platea di persone, debba comunicare nel modo giusto le cose giuste, smettendola di far propaganda sulle tragedie, nella maggior parte dei casi, annunciate, ma non capite, mal gestite, ignorate. Ma per far questo, serve una mano sulla coscienza, e, non scontato, una coscienza!
Tanto di cappello. È un piccolo blog, con un modesto autore ma… molto orgoglioso di ricevere commenti di questo spessore.
EliminaPer il resto KTM!