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giovedì 31 ottobre 2024

"Forte e Chiaro" un'interessante programma condotto con stile e incisività da Livia Ronca, su Antenna3, tutti i mercoledì. Puntata del 30 ottobre 2024.


 Ho avuto il piacere di essere ospite, in veste di Criminologo, a "Forte e Chiaro", programma di attualità e approfondimenti andato in onda ieri, 30 ottobre 2024 a partire dalle 22.30, su Antenna3. Alla trasmissione hanno partecipato anche Giorgio Cerizza - Psichiatra -, Luca Patano - Avvocato - e, per un curioso caso di omonimia del cognome, Pietro Paganini - Economista -. I temi della puntata, secondo blocco - il primo ha avuto per oggetto un dibattito politico sulla sicurezza e sui fatti  legati alle indagini relative alle esfiltrazioni di dati riservati dalle varie banche dati (con connessa attività di hackeraggio) - sono stati l'omicidio  della giovane Sara Centelleghe (18 anni)  uccisa nella sua abitazione di Costa Volpino (Bergamo) da Jashandeep Badhan (19 anni), con un numero enorme di forbiciate, e la riapertura delle indagini relative alla scomparsa - era il 4 giugno 2022 - di Greta Spreafico la cantante originaria di Erba (Como) nella zona di Rovigo, insieme alla sua macchina, una Kia Picanto nera targata EF080DT.  Argomenti forti ma anche molto tristi sviscerati, per quanto possibile, cercando di contestualizzare gli accadimenti dal punto di vista delle varie competenze professionali e con l'arguta e brillante conduzione di Livia Ronca
 
 


La politica a Novara: piovono sberloni e qualcos’altro, ma non sono polpette! E, intanto, “No” polo logistico; “No” bar e, tra un po’, “No party”?

 


C’era da aspettarselo! Galliate ha mantenuto le promesse e ha detto “no” al polo logistico che avrebbe fatto da cappuccio a Pernate. Secondo quanto riportato dalle cronache, la minoranza non  ha votato contro ma si è astenuta. Attenzione, questo è (o potrebbe anche essere) un dato molto importante, col senno di poi, per qualche giurista in erba.

In attesa di:

- conoscere cosa deciderà il TAR, la cui sollecitazione caffeinica non potrà però avvenire utilizzando il/i bar dello Sporting chiusi dalla Polizia Locale per irregolarità emerse solo perché la Consigliera Paladini avrebbe ficcanasato dentro le carte (e, sarebbe il caso che qualcuno anziché friggere aria ne prendesse esempio!);

- sapere se Forza Novara andrà incontro a qualche “defaillance” - anzi, parrebbe che una già ce l’abbia avuta, viste le parole del Sindaco Canelli sulle elezioni provinciali «i nostri neoeletti non sono quattro, ma cinque. Andrea Crivelli, pur non iscritto alla Lega, ha intrapreso un percorso con Forza Novara in consiglio comunale a Novara, e con loro abbiamo un dialogo costante» (le domande da porre alla sibilla sarebbero tre:  “Da quando?”; “Ma gli altri forzisti civici lo sapevano?”;  “Erano tutti d’accordo?);

- capire come e perché quel povero dirigente e persona sempre molto corretta abbia potuto “cannare” non uno ma due bandi in un tempo più breve di quello intercorrente tra i due solstizi;

- verificare se esista o meno qualche “cartusciella” richiesta da Fonzo in Commissione proprio ieri pomeriggio (difficile che il capogruppo PD faccia domande di cui non conosce già la risposta), perché non bisogna mai “tendere” troppo l’arco,

non rimane che una piccola constatazione, dopo aver saputo con gioia che a Singapore l’Amerigo Vespucci galleggiava.

“Da un essere umano, che cosa ci si può attendere? Lo si colmi di tutti i beni di questo mondo, lo si sprofondi fino alla radice dei capelli nella felicità è anche oltre, fin sopra la testa, tanto che alla superfice della felicità salgano solo le bollicine, come sul pelo dell’acqua; gli si dia di che vivere, al punto che non gli rimanga altro da fare che dormire, divorare dolci e pensare alla sopravvivenza dell’umanità; ebbene in, questo stessi istante, proprio lo stesso essere umano vi giocherà un brutto tiro, per pura ingratitudine, solo per insultare. Egli metterà in gioco perfino i dolci e si augurerà la più nociva assurdità, la più dispendiosa sciocchezza, soltanto per aggiungere a questa positiva razionalità un proprio funesto e fantastico elemento. Egli vorrà conservare le sue stravaganti idee, la sua banale stupidità…”.

Eh già, Fëdor Michajlovič Dostoevskij, sì, sì, quello di “Delitto e castigo” aveva vista e barba lunga, e pure i capelli, da giovane.

lunedì 28 ottobre 2024

Io spio te, che spii lei, che spia me, che spia lui… Come non sentirsi inculati!

 


 

Tutta Italia inculiamo!” il grido di battaglia che fa rabbrividire quando si pensi che l’organizzazione di spioni viene definita dal GIP di Milano come “deputata alla conduzione di un’attività di servizi di investigazione privata, nel cui ambito risultano sistematicamente attuate condotte illecite di accesso abusivo a sistemi informatici in uso al Ministero dell’Interno e alle Forze dell’Ordine, inaccessibili ai privati, protetti da misure di sicurezza e relativi all’ordine pubblico e alla sicurezza pubblica…”.

La pensata di bucare il sistema, neanche tanto originale, era nella sua semplicità, geniale. Per quale motivo rischiare di chiedere (anche se gli allocconi infedeli abbondano su tante piazze, spesso per i motivi più futili, o come ci suggeriva un amico avvocato ieri, certe volte solo “per avere una pacca sulla spalla di qualche potente”) a qualche addetto soggetto a rendicontazione e controllo. Eh, sì, perché tutti i movimenti e gli accessi sono tracciati. Non dimentichiamolo, e non dimentichiamo neanche che c’è chi è (meglio dire sarebbe perché magari a quell’ora è ancora a casa o in treno) preposto a controllare.

Dicevamo, anzi scrivevamo,  la pensata non è così originale. Ci sono persone che dopo essersi fatte fare alcuni lavori in casa, così che anche la cassaforte nascosta era ormai nota a qualcuno degli operai o tecnici intervenuti, sono stati oggetto di rapina o di furto con scasso. Altri che hanno affidato le chiavi di casa a chi, magari, andava a fargli le pulizie oppure a tenere i bambini e che, dopo qualche tempo, si sono visti svaligiare l’abitazione con una destrezza tale da non capire come i manigoldi abbiano potuto accedere senza fare danni o rumori strani.

Si potrebbero fare tantissimi esempi di fiducia mal riposta, chiamiamola così. C’è un bene o un sistema, chi lo struttura, chi lo aggiusta e chi fa le manutenzioni e allora, cosa c’è di meglio che lasciare una porticina aperta, nascosta, da dove si possa entrare inosservati senza passare dalla porta principale? Oppure duplicare, direttamente, le chiavi?

O con un salto paradossale, fate un salto logico. Pensate a quei “benefattori” che donano o danno in comodato importanti macchinari  salvavita ad un ospedale o a più enti. Macchinari però la cui manutenzione, per esempio, è assolutamente necessaria e frequente e costa pure un patrimonio. Manutenzione che però non possono fare altri, perché magari non hanno i pezzi, i disegni, i mezzi o i codici sorgente, E voilà il gioco è fatto! Insomma Sun Tzu non era mica un cretino quando insegnava che si poteva  vincere senza combattere.  

Perciò, ma anche su questo torneremo, è possibile non sentirsi inculati. La risposta è sì, è possibile. Basta non farsi inculare!  

domenica 27 ottobre 2024

Recensioni: Novara, dal Teatro Coccia al teatro della vita. Corinne Baroni alza il sipario e racconta la storia di Carla, una madre speciale che insegna ad amarsi per poter ama

 


 


Il cilindro questa volta non è la commedia scritta da Eduardo de Filippo e il copricapo non rappresenta il simbolo del potere. Sì, siamo sempre in campo teatrale ma il prestigiatore che, magicamente, estrae un vero gioiello tanto da stupire gli spettatori (meglio sarebbe scrivere lettori) è Corinne Baroni, la poliedrica direttrice del Teatro Coccia di Novara. L’opera è un libro “Mia madre donna sciamana - Senza nessun perché” e, come un flusso continuo, ha una sua ciclicità armonica e trasmette una rara energia. Accattivante sin dal titolo, si legge all’inizio quasi come una favola la cui narrazione, però, non rinuncia ad una tagliente e realistica disamina dei propri affetti, della storia familiare, di un sofferto mai negato ma complementare all’amore che si percepisce in ogni pagina. Un amore a tratti amaro ma sempre profondo, vagliato e sezionato con crudele realismo e altrettanta intelligente sensibilità. Poi il racconto salta da sé agli altri e dal contesto emerge la figura di Carla, la “guaritrice di anime”, non solo madre di Corinne ma genitrice di un seme e di una speme, di corpi e di psiche. E nella comunicazione curativa,  dal linguaggio verbale al linguaggio come suono, lo spartito si fa canto, la voce si fa musica, e l’armonia cercata e poi ritrovata dello spirito penetra e anticipa il successivo tocco delle mani che diventa per i suoi “malati” il tocco della speranza e li riporta a vivere e non solo a sopravvivere.

La “sciamana” non è solo la protagonista del libro, ne è l’autrice principale che attraverso le parole della figlia arriva al cuore e alla mente. La “sciamana” è insieme persona, romanzo, saggio, prosa e poesia che penetra l’anima attraverso un fluire di emozioni, fitte, spasmi, sofferenze e ridondanze estetiche descrittive di affetti, luoghi e  natura mai fini a se stessi; e non è certo indolore il cammino che inciampa sul vissuto ma, sforzandosi, lo supera per comprendere il presente e arrivare preparati, liberi, al futuro. Lo sforzo da compiere non è poco. Bisogna essere coraggiosi, si devono allontanare i pregiudizi, eliminare le riserve mentali e morali: questo ci insegna Carla, incidendo, prima di tutto, la sua, di anima. E poi c’è il lettore che quando arriva alla fine del libro si sente cambiato perché forte di una maggiore consapevolezza e si rende conto che quelle parole «sono state magiche, come le note musicali; sono simboli, chiavi per comprendere l’Universo». E allora capisci perché quando giri l’ultima pagina di Carla-Corinne, quella successiva la devi scrivere tu!

 

Recensioni: AGENTE AY203 - di Lisa Brondi

 

Genere: Romanzo

 

 


Titolo: AGENTE AY203

Protagonista della storia è Irene, un Maresciallo - appartenente a una Sezione Cinofila della Guardia di Finanza - il cui compagno viene assassinato in un attentato in Afghanistan, dove era in missione per conto dei Servizi segreti in un’intricata vicenda internazionale.  

Il contesto relazionale però è molto più ampio perché Irene si trova, suo malgrado, ad affrontare situazioni e problematiche connesse  a un mondo molto diverso da quello a cui era stata abituata e in cui viveva la sua quotidianità.

Il romanzo, oltre ad essere il racconto di un’intrigante storia vissuta all’interno di un universo che per i più non esiste, ma da cui dipendono talvolta i destini dell’umanità, è anche un viaggio nella complessità del mondo femminile, nella vastità dei sentimenti, talvolta contrastanti e devastanti che la protagonista vive, affronta, combatte ma che, nello stesso tempo, cerca di analizzare e scomporre razionalmente, mettendo a nudo come, da donna, affronta, combatte e cerca di risolvere  le contraddizioni che emergono nella battaglia tra emozioni e razionalità. Il prezzo di questo percorso è caro, ma va pagato se si vuole arrivare alla fine, e Lei lo vuole fare, costi quel che costi.  

Eccellente l’aspetto narrativo dell’opera che si sostanzia nella virtuosa ma abile capacità di raccontare - come i vecchi trovatori - fatti veri, storici, attuali come fossero novelle. Davvero apprezzabile l’evidente capacità dialogica che contraddistingue l’eloquio dei personaggi, apparentemente semplice ma, evidentemente, frutto di studi neurolinguistici e di comunicazione strategica. Ottima, tra l’altro, l’attitudine a  profilare aspetti psicologici delle personalità delle varie figure, maschili e femminili che riempiono le pagine di un libro meritevole di grande considerazione. Fatto conoscere al grande pubblico potrebbe diventare un best-seller, con possibilità di utilizzarne alcuni aspetti come manualistica operativa. 

 

 

Lisa Brondi, nata a Carrara (MS) nel 1982 è laureata in Economia e in Giurisprudenza. “Agente AY203” - è il suo primo romanzo, dopo la pubblicazione della raccolta di racconti “Lida e le altre. Storia di quotidiana (r)esistenza morale” nel 2021

 

 

sabato 26 ottobre 2024

Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico: spioni o peones? Un reato in linea con i tempi o solo un reato ad uso e abuso dei potenti? Cosa c’è dietro questo crimine ormai di gran moda?

 

 

Anche venerdì scorso – 25 ottobre 2024 – la Dda e la Dna di Milano (leggesi, rispettivamente, Direzione distrettuale e Direzione nazionale antimafia) hanno fatto la festa a presunti spioni di Stato, con l’applicazione di sei misure cautelari e indagati eccellenti, anche se il bottino è destinato ad aumentare. Diamo un’occhiata, prima di tutto, al testo della norma.  

Il reato di accesso abusivo a sistema informatico o telematico è un delitto previsto dall’art. 615 ter del Codice penale ed è stato introdotto nel nostro ordinamento dalla legge 547/1993. È un delitto punito con la reclusione sino a tre anni ma la pena aumenta da due a dieci anni qualora sia commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio; da chi esercita anche abusivamente la professione di investigatore privato; con abuso della qualità di operatore del sistema. 

Sono previste anche ulteriori ipotesi aggravate se il colpevole usa violenza sulle cose o alle persone o è palesemente armato; se dal fatto deriva la distruzione o il danneggiamento del sistema, l’interruzione totale o parziale del suo funzionamento, ovvero la distruzione o il danneggiamento dei dati, delle informazioni o dei programmi in esso contenuti. 

Se, invece, le condotte sopra descritte riguardano sistemi informatici o telematici di interesse militare o relativi all'ordine pubblico o alla sicurezza pubblica o alla sanità o alla protezione civile o comunque di interesse pubblico, la pena è, rispettivamente, della reclusione da tre a dieci anni e da quattro a dodici anni.

Il delitto è punibile a querela della persona offesa solo quando non sia prevista la forma aggravata. In questi ultimi casi è procedibile d’ufficio.

 

Ormai da qualche tempo non passa giorno in cui non si senta parlare di notizie, inchieste, perquisizioni, sequestri e conseguenti incriminazioni (anche “nobili”) di soggetti che hanno violato il domicilio informatico altrui oppure, e purtroppo sempre più spesso, la segretezza delle banche dati in uso alle Forze di polizia, alla Magistratura o, comunque, a qualche Ente pubblico.  

Non che prima questo tipo di reato non venisse commesso. Nel momento in cui la norma penale fu  creata, evidentemente, era perché ormai si era avvertita la profonda necessità di fornire una tutela forte (come extrema ratio) contro condotte insidiose e invasive della sfera giuridica, personale e privata quale importante bene da tutelare. Era risultato necessario, pertanto, proteggere l’integrità del sistema, dei dati e dei programmi dai pericoli costituiti da eventuali accessi abusivi. 

Certamente la denuncia sporta da un Ministro della Repubblica - che aveva riscontrato alcuni dati riferibili a lui e alla sua famiglia pubblicati da alcuni giornalisti - ha fatto sì che la conseguente indagine della Autorità Giudiziaria abbia contribuito ad aprire un vaso di Pandora “contagiando”, successivamente, vari settori della Pubblica Amministrazione e qualcosa di più.

Ora, è chiaro come l’utilizzo ormai quotidiano di mezzi e sistemi informatici abbia reso molto più facile commettere questo tipo di reato, ma è necessario e fondamentale diversificare e comprendere le motivazioni per cui le condotte illecite, e illecite a prescindere dal fine, siano state commesse (nel retorico linguaggio tecnico si dice “poste in essere”). 

Ebbene non è improbabile che per l’accusato (leggesi indagato) più conosciuto d’Italia – nei cui confronti vale, comunque, il principio/precetto costituzionale e, quindi, non lo si possa considerare colpevole sino a sentenza definitiva – il fine non sia stato economico. E, paradossalmente, perché un’affermazione del genere è forse in grado di capirla, nella sua completezza, solo chi ha fatto parte di un certo tipo di Forze dell’Ordine, questo assunto è dimostrato da quello che un noto giornalista ha scritto su un quotidiano nazionale qualche settimana fa “Striano, un semplice maresciallo, nel 2019 – quando ormai ha 54 anni – supera un concorso difficilissimo e diventa ufficiale…”. Dimostrazione lampante che questo giornalista non ha capito niente di come funziona davvero! A prescindere dal fatto che Pasquale Striano possa essere condannato o meno, non era un “semplice maresciallo” e sorvoliamo sul “difficilissimo” resto. Questa definizione, tra l’altro, è la stessa che un potente della casta aveva dato “illo tempore” di un altro ispettore a cui aveva fatto un vergognoso esposto, anche in questo caso scrivendo, tra le varie offese elargite e rimaste impunite per pavidità dei suoi superiori dell’epoca, che non riusciva a capire come “un semplice luogotenente” potesse potuto avere un ruolo così importante in un Reparto dove c’erano vari ufficiali. E senza far nulla di illecito, ovviamente. Insomma, “semplice” un bel piffero! E Striano, che finora non risulta aver preso soldi da nessuno - fermo restando che non abbiamo letto gli atti ma da quanto pubblicato sinora non è emerso – era utile, serviva, forse ha usato ma, sicuramente, è stato usato. Non stiamo dicendo che non abbia commesso nulla, questo sarà accertato alla fine delle indagini, forse; stiamo sostenendo un’altra cosa. Quando la tua istituzione non ti dà nulla (per egoismo, per incapacità di chi dovrebbe dirigerla, per negligenza, per ignoranza, per menefreghismo, ecc., ecc.) e ti lascia solo perché la meritocrazia è rimasta nel baule del corso d’istruzione, non tutti hanno la forza di resistere. Non tutti riescono a sopportare la mancanza dei dovuti riconoscimenti e, l’ambizione, anche quella più normale rischia di trasformarsi in narcisismo. Qualcuno capirà, lo sappiamo bene, altri faranno finta di non comprendere.

Ok, andiamo avanti.

Altre forme di “devianza” sono anch’esse legate a un potere, economico, commerciale, finanziario e comunque strumentale – sempre per goderne i benefici in soldoni – al ricatto, a trovare quegli scheletri nell’armadio con cui alla fine, anche se personali, anche se non c’entrano nulla con gli affari di arricchiti lecitamente o meno, si possano bloccare o indirizzare meglio business, loschi o meno loschi, avversari e semplici concorrenti, oppure a far fuori alleati, anche politici.  

Allora ci si consola quasi a pensare che - pur se sempre di condotta delittuosa si tratta - c’è qualche psicopatico o psicolabile a cui interessa sapere quanto guadagni il calciatore famoso piuttosto che dove abiti la nonna del colonnello o in quale banca abbia conti correnti Pinco piuttosto che Pallo.

A proposito, Novara non è certo fuori dal mondo. Ne riparleremo presto.

 

 

A Novara il disagio giovanile cerca soluzioni e “Ri-Generazioni” a NÒVA.

 

Mentre la politica da varietà si diverte a passare il tempo tra intersezionalità, teoretica, infosfera, supercazzole e a sparacchiare metrature di grandi opere e i cittadini rischiano di fare la fine di Vladimiro ed Estragone, aspettando il Godot sanitario. In attesa di verificare se “tanto tuonò che piovve”: magari sui 5 Stelle in Consiglio comunale potrebbe “cadere” un altro Consigliere sgradito altrove, ferma l’ipotesi creativa di un novello gruppo misto. Trascurando i “rumors” sul fatto  che le vicende appalti avrebbero la potenzialità per rimbalzare da Palazzo Cabrino a qualche altro edificio. Canelli - Sindaco di Novara - sulla “vexata quaestio” del polo logistico di Pernate si scopre emulo del migliore Ronaldinho con una veronica dialettica apprezzabile dal miglior Collodi, “… se per assurdo  impazzissero tutti  e votassero a favore della delibera (riferendosi al Consiglio comunale del prossimo 30 ottobre 2024 a Galliate n.d.a), saremmo noi a fermarla perché abbiamo già detto che non siamo favorevoli a un progetto così impattante…” porompopò, poroporompopperoporò, poroporoppopò!

Fieramente aspettando di sapere quanto sia stata ammirata l’Amerigo Vespucci a Singapore e quanto sia stato importante che qualche nostro rappresentante indigeno l’abbia sostenuta in loco per aiutarla a galleggiare, giovedì 24 ottobre siamo andati a Nòva, centro di aggregazione giovanile e produzione culturale. Con il patrocinio del Comune di Novara e relatori di qualità, orchestrati dal bravo Giuseppe Passalacqua, si è cercato di indagare quale sia lo stato di salute degli adolescenti, il perché delle difficoltà comunicative tra differenti generazioni, come si manifestino le situazioni di disagio (anoressie, bulimie, disturbi dell’attenzione, comportamenti dirompenti, disturbi di apprendimento, forme di autolesionismo), la distribuzione sul territorio dei casi oggetto di riscontro e, infine, quale sia il ruolo delle istituzioni, a partire da quello dei Servizi sociali sino a quello, necessariamente complementare, del personale (e delle strutture) sanitario. In attesa di un nuovo incontro in cui, oltre alla constatazione delle problematiche, si possano individuare soluzioni fattibili, è emerso come - allo stato - sia necessaria un’attività e un impegno che possano intercettare le situazioni di disagio relative alla salute mentale dei ragazzi evitando, altresì, che tutto l’operato dei vari addetti sia circoscritto alle sole, benché dovute, richieste istituzionali. Con due precise puntualizzazioni, ossia - da un lato - che il disagio non va subito medicalizzato perché è normale che esso sia vissuto dall’adolescente ma - dall’altro - che “le mancanze delle madri e l’evaporazione delle figure del padre” necessitano di personalità genitoriali che siano meno bambine dei loro stessi figli. Insomma, bisogna crescere!

P.s.: Consiglieri presenti: Cinzia Spilinga (PD) e Tiziana Napoli (Forza Novara).

    

 

Il karma del Terdoppio colpisce ancora! Chi volle quella cattedrale nel deserto che ai novaresi costa da anni una pacca di soldi?

 Non facciamo la cronistoria perchè anche farla porta sfiga!  Però, ragazzi, ce la siamo presa con la Giunta Ballarè; con tutti gli Assessor...